2018
WELCOME IN THE NEW
METROPOLIS
METROPOLIS è un film muto del genere sci-fi realizzato negli anni venti dal
regista austriaco Fritz Lang (n. 05.12.1890 Vienna – m. 02.08.1976 Beverly
Hills U.S.A.) nato dalla collaborazione con la moglie Thea von Harbou.
Narra le vicende e i drammi di alcuni personaggi in una ipotetica città del
futuro (e che coinciderebbe con il nostro attuale momento storico): il
giovane e idealista Freder figlio del dispotico imprenditore Joh Fredersen,
Maria la maestrina di cui Freder si innamora, Rotwang lo scienziato folle e il
robot Hel copia perfetta di Maria. In tutto questo, tra scenari urbani
futuristici realizzati su disegni di Erich Kettelhut, viene rappresentata una
società fatta di classi sociali estreme in cui l’amore impossibile tra i due
protagonisti diventa l’occasione per mettere in luce il loro rispettivo mondo.
L’assimetria sociale è evidente anche a livello
architettonico: grattacieli, imponenti scalinate, locali spaziosi in cui ruota
la vita di Joh Fredersen e i suoi che vengono contrapposti al mondo nascosto e
sotterraneo in cui lavorano senza sosta gli operai, con i loro ritmi usuranti
che li rendono sempre più simili ad automi, con espressioni impersonali e senza
più energia e voglia di reagire.
Gli ambienti appaiono quindi carichi di significati,
come il mega ufficio del magnate Fredersen contrapposto alla herzmaschine
relegata nei sotterranei che alimenta l’intera città in “un insieme di
elementi spaziali che garantiscono una qualificazione simbolica del potere”. (Bertetto
P., 2007:129-130)
In questo futuro precipitato nella tecnica,
l’orizzonte psichico dell’uomo afflitto dalla sete di potere vede contrapposto
quindi quello mite e sottomesso delle classi più umili.
Un altro elemento futurista è dato dall’androide Hel,
creato da Rotwang grazie a un sofisticato circuito elettromagnetico e un casco
molto simile a quello che si utilizza oggi per l’esame elettroencefalografico.
Hel condensa quindi l’idea di replicare l’umano e di determinarne in questo
modo motivazioni e azioni attraverso l’ipercontrollo tecnologico.
Nel film sono poi presenti spunti di indagine
interiore come nella scena in cui il tormento e l’ossessione di Freder - dopo
aver visto con i propri occhi in quali condizioni disumane lavorano gli operai
nel sottosuolo - è tale da precipitarlo in incubi spaventosi. E
lo sguardo sempre intenso dei protagonisti, fortemente espressivo veicola più
di ogni parola emozioni e sensazioni. Del resto lo stesso regista Lang affermò
con grande rimpianto che la sua principale esperienza del mondo era
visiva e non verbale.
Proiettato in anteprima assoluta il 10 gennaio del
1927 all’ UFA-Palast di Berlino il film fu girato tra il 1925-26
in 310 giorni e 60 notti. (Bertetto P., 2007) “La sua versione
integrale di 4189 metri, è perduta, forse per sempre. Le copie che per tanti
anni, nel secondo dopoguerra, sono state proiettate nelle cineteche, in Europa
come in America, sono tutte copie largamente ridotte, amputate in una misura
cosi consistente, sul piano quantitativo e qualitativo, da aver perduto
ampiamente la fisionomia autentica”. (Bertetto P., 2007:12)
La maestosità scenografica e l’elemento onirico sono
dovute anche all’utilizzo della tecnica cinematografica creata da Eugen
Schüfftan e nota come specchiamento che combina ambiente naturale a
modelli realizzati in miniatura.
“La conclusione di metropolis è però sopraffatta
dall’emotività. In ossequio all’appello della buona Maria che chiede una
conciliazione tra il cervello pianificatore e le mani realizzatrici avviene una
conciliazione superficiale tra capitale e lavoro.” (Eisner L.H., 1978:79)
Bibliografia
Paolo BERTETTO, Fritz Lang
Metropolis, Torino, Lindau, 2007
Miriam HANSEN, Babele e Babilonia.
Il cinema muto americano e il suo spettatore, Torino, Kaplan, 2006
Lotte H. Eisner, Fritz Lang,
Milano, Mazzotta, 1978
2015
IL PARCO NAZIONALE DELLA SILA CANDIDATO
AL "WORLD HERITAGELIST" DELL'UNESCO
“In una società in cui
i turisti sono costretti a trascorrere buona parte delle proprie vacanze in
quelli che Marc Augé ha definiti come <non luoghi>, spazi dell’anonimato
in cui l’individuo si sente solo nella folla, le aree naturali protette si
presentano oggi come <luoghi antropologici> destinazioni che esaltano il
genius loci e che mirano a valorizzare le risorse esistenti per preservarle per
le future generazioni. L’augurio è che il territorio silano – così come le
altre aree naturali protette italiane – possa assolvere questo compito
complesso, consentendo a chi si reca in questi luoghi di scoprire e di assaporare
sensazioni antiche, piaceri e momenti della vita che sempre più frequentemente
la fretta ha relegato ai margini dell’esistenza”.(La Presidente dell’Ente Parco Nazionale
della Sila - SONIA FERRARI - nella presentazione del libro SILA DONO SOVRANO,
2011:8)
Alla vigilia dell’inaugurazione della Sesta Edizione
della Settimana della cultura calabrese (sabato 22 agosto) arrivo in
buona compagnia a Camigliatello Silano nel cuore del Parco Nazionale della Sila
(Sila Grande) - Frazione di Spezzano della Sila provincia di Cosenza.
Aria pura!
Quota 1300 metri e questo lo si sente fin
dentro i polmoni, ad ogni boccata respiri la sua freschezza anche in piena
estate, di prima mattina. Questa località rinomata anche per le piste
sciistiche, una di 2050 metri (pista rossa) e l’altra di 2220 metri (pista blu)
ha il suo cuore pulsante nel piccolo corso principale (Via Roma) dove si
affacciano vari negozi e bazar e dove assisto ad un via vai di turisti che
zigzagando tra girasoli altissimi, piantati ai margini dei marciapiedi, puntano
anche verso il mercatino a serpentina che inizia appena si sorpassa p.za
Misasi.
Sempre nei pressi della piazza, qualcuno si
intrattiene nel posare per una foto con un uomo in costume da brigante:
mantello nero e lungo fino alle caviglie, cappellaccio con ampia visiera. Il
finto brigante sorride divertito e i turisti insieme a lui. Memorie di un
passato di ribellione e resistenza al dominio francese nel lontano 1800.
Apprendo quindi, da alcune locandine locali che la
cittadella si sta preparando ad un calendario ricco di eventi con appuntamenti
quotidiani a tema. La mattina, ad esempio, è dedicata alle “passeggiate silane”
con destinazioni come CELICO (luogo di nascita dello storico Gustavo Valente),
JURE VETERE DI SAN GIOVANNI IN FIORE con l’obiettivo – tra l’altro – di
visitare il centro di selezione del cane da pastore della Sila e altro ancora.
Mete scacciapensieri e momenti di aggregazione ma anche occasione per
riappropriarsi della tradizione e dei simboli locali, dando lustro ad un passato
che non vuole e non deve morire.
E il passato ritorna anche nell’appuntamento “Giochi
tradizionali” dove con semplici regole e tanta fantasia i nonni giocavano a
cucuzzaro – petruzze – battimano – morra - campana – fazzoletto – sacchi
- ruoddru (cerchio) – carri.
Sempre leggendo la locandina, a sostegno della
candidatura del Parco Nazionale della Sila nel “World heritage list”
dell’UNESCO trovo quanto segue: “ …L’auspicata e ambiziosa dichiarazione
di unicità, oggetto della candidatura, è mirata a comprovare l’<outstading
universal value> (l’eccezionale valore universale) del bene candidato in
base a determinati rigorosi criteri. L’Italia è il primo Paese al mondo per
numero di siti riconosciuti, con 47 siti, di cui solo 4 a carattere naturale.
Il Parco Nazionale della Sila aspira a divenire il quinto sito naturale
dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Si tratta senza alcun dubbio
dell’iniziativa di maggior successo in termini di visibilità a livello
internazionale del territorio e dei suoi elementi caratterizzanti, in grado di
accrescere sensibilmente il turismo e quindi la ricchezza e il prodotto interno
della comunità ospitante….” Ottenere questo riconoscimento quale 5° SITO
NATURALE ITALIANO dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco consentirebbe
di accrescere la visibilità del territorio calabrese a livello mondiale con
risvolti socio-economici importanti, con possibilità di accedere finanziamenti
comunitari, aumento del turismo, ect.
L’ufficializzazione del grandissimo valore
ambientale del Parco Nazionale della Sila sta procedendo nel tempo grazie al
raggiungimento di riconoscimenti sempre più prestigiosi, a partire
dall’inserimento del medesimo nel 2012 nella Tentative List, per poi
passare al giugno del 2014, momento in cui si ufficializza l’inserimento
del Parco nella Rete Mondiale- Riserve della Biosfera -Programma
MAB/UNESCO (avvenuto in occasione della 26ma sessione del Consiglio
Internazionale di Coordinamento del Programma Uomo e Biosfera tenutosi a
Jönköping Svezia): in tale occasione al Parco è valso il riconoscimento di
10ma Riserva della Biosfera italiana.
Dal sito omonimo del Parco apprendo come “Tale
risultato è il frutto dell’intenso e lungo lavoro di coordinamento avviato dal
Parco Nazionale della Sila con la presidenza della Prof.ssa Sonia Ferrari, un
lavoro fatto insieme agli Enti territoriali (Regione Calabria, Province di
Cosenza, Catanzaro e Crotone, 68 Comuni) e con tutti gli attori della Comunità
silana (università, istituzioni scientifiche, ONG, associazioni di categoria,
rappresentanti del mondo produttivo, ecc.). Il partenariato coinvolto è molto
ampio e comprende 113 soggetti diversi. Il processo di candidatura è stato
guidato dal Comitato Nazionale Tecnico MAB, che ha preso parte all’incontro con
una delegazione formata dal Ministero dell’Ambiente, dal Corpo Forestale dello
Stato e dal coordinatore del progetto, nonché direttore del Parco, dott.
Michele Laudati.”
Il Programma Man and the Biosphere,
(acronimo MAB) nasce intorno agli anni settanta dalla volontà dell’UNESCO
di contribuire al miglioramento di quello che è il legame dell’uomo con il
proprio habitat ambientale, anche grazie all’attuazione di progetti di
capacity-building e di prevenzione dei fattori intervenienti
nell’impoverimento delle biodiversità. In quest’ottica di tutela del patrimonio
naturale, ampie aree terrestri ma anche marine vengono quindi riconosciute
nella loro unicità di flora (nel caso del Parco Nazionale della Sila si
consideri ad esempio il PINO LARICIO) ma anche fauna. Gli Stati
Membri si impegnano a gestire, conservare tutto ciò con l’obiettivo tra l’altro
di sensibilizzare l’uomo nel rapporto con il proprio ecosistema, mettendo in
luce l’importanza del ruolo partecipativo di ognuno i noi. La divulgazione e la
sensibilizzazione avviene su vari livelli: formazione, realizzazione
di siti di ricerca, politiche di pianificazione del territorio.
Bibliografia
SILA DONO SOVRANO, Tony Atheron – Paola
Binante – Francesco Granelli – Antonio Manta – Paolo Pagni – Pietro Vallone (e
altri) a cura di Elena Paloscia, presentazione di Sonia Ferrari – POLYORAMA
Ed., 2011
Douglas Norman, VECCHIA CALABRIA, Ed. La
conchiglia, 2004
Piovene Guido, VIAGGIO IN ITALIA,
Arnoldo Mondadori Editore, 1957